martedì 30 agosto 2011

Il Cerbero
Cerbero è il cane a guardia del regno dei morti:

Cerbero, mostruoso cane della
mitologia greca, è il guardiano dell'entrata dell'Ade, colui che impedisce l'uscita ai morti e l'ingresso ai vivi.
Per quanto riguarda l'iconografia, esistono diverse rappresentazioni del suo aspetto: le teste sono in numero variabile da una a cinquanta (fonti più tarde gliene attribuiscono addirittura cento), anche se nella maggior parte dei casi sono due o tre.
Inoltre, a volte, lo troviamo raffigurato con la coda serpentiforme o con serpentelli che gli fuoriescono dal capo o dai fianchi.

Figlio di
Echidna e Tifeo, come il fratello Ortro, é stato protagonista di una delle più celebri fatiche di Ercole. L'eroe greco, obbligato a ubbidire a Euristeo, re di Tirinto da lui giudicato "uomo molto inferiore", discende nell'Erebo, prende per il collo la bestiaccia e la trascina fuori fino alla corte del sovrano.
Ercole stesso, una volta morto e disceso nell'Ade, racconterà questo episodio a Ulisse:

"...
Ed ero figlio di Zeus Cronide, ma pianto
senza mai fine avevo: a un uomo molto inferiore
dovevo servire, e m'ordinava penose fatiche.
Un giorno quaggiù mi mandò, a prendergli il Cane: niente
pensava sarebbe mai stato più grave di questa fatica!
ma glielo portai, lo tirai fuori dell'Ade:
Ermete mi fu guida, e Atena occhio azzurro
"...
(Odissea, XI, 621-627)

Anche Orfeo, disceso negli Inferi alla ricerca di Euridice, incontra Cerbero e riesce ad ammansirlo con il suo canto melodioso.
Enea, invece, lo addormenta con una focaccia soporifera gettata dalla Sibilla nelle fauci della belva.

"
...Giunti che furo, il gran Cerbero udiro
Abbajar con tre gole, e 'l bujo regno
Intronar tutto; indi in un antro immenso
Sel vider pria giacer disteso avanti,
Poi sorger , digrignar, rabido farsi,
Con tre colli arruffarsi, e mille serpi
Squassarsi intorno. Allor la saggia maga,
Tratta di mèle e d'incantate biade
Una tal soporifera mistura,
La gittò dentro a le bramose canne.
Egli ingordo, famelico e rabbioso
Tre bocche aprendo, per tre gole al ventre
Trangigiando mandolla, e con sei lumi
Chiusi dal sonno, anzi col corpo tutto
Giacque ne l'antro abbandonato e vinto.
"
(Eneide, VI, 612-629)

Dante, che lo pone a guardia del cerchio dei golosi, ce lo descrive così:
"
...Cerbero, fiera crudele e diversa,
con tre gole caninamente latra
sovra la gente che quivi è sommersa.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,
e 'lventre largo, e unghiate le mani;
graffia li spirti ed iscoia ed isquatra...

...Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo,
le bocche aperse e mostrocci le sanne;
non avea membro che tenesse fermo.
"
(If. VI, 13-24)

venerdì 26 agosto 2011

Dark

Io non sono Dark perchè vesto di nero,
io non sono Dark per la musica che ascolto.
Il mio animo è nero ma voi non lo vedete...
I miei pensieri gridano ma voi non li sentite...
Il mio sangue spinge per uscire ma voi non lo percepite...
No...
non ho mai detto "sono Dark"...
Siete voi a dirlo...
Dark è la solitudine che ti accompagna ogni istante...
Dark è l'angoscia che ti soffoca il respiro...
Dark sono i pensieri di morte che si insinuano,
sempre più profondi...
Indagate il vostro animo e vedrete l' inutilità della vostra esistenza,
il vuoto del vostro essere,
una maschera che regge uno scheletro ghignante...
E allora forse capirete quell' angoscia,
forse annegherete in quel mare di solitudine,
forse capirete quella malinconia che porto negli occhi,
e che non siete mai riusciti a scorgere...
Ma alcuni sono troppo deboli,
per sopportare tutto questo...

La Chimera 
LA CHIMERA
Aspetto:

Le descrizioni variano - secondo alcune poteva sputare fuoco, aveva testa di leone, una testa di capra sulla schiena e la coda di serpente; secondo altre aveva corpo di capra, coda di serpente o di drago e testa di leone. Sputava fuoco dalle fauci e il morso della coda era velenoso.

« ...Era il mostro di origine divina,
leone la testa, il petto capra, e drago
la coda; e dalla bocca orrende vampe
vomitava di foco: e nondimeno,
col favor degli Dei, l'eroe la spense... »
(Iliade, VI, 180-184, trad. V. Monti)

Suo padre fu Tifone, il cui corpo gigantesco culminava in cento teste di drago. Giace relegato sotto una delle isole vulcaniche della nostra terra (Ischia o la Sicilia), ancora fremente della rabbia che lo porto' un giorno lontano a sfidare gli dei, a cacciarli dall'Olimpo ed a ferire Zeus.
Sua madre fu Echidna, la vipera, per meta' donna bellissima e per meta' orribile serpente maculato. Viveva in un antro delle terre di Lidia, cibandosi della carne degli sventurati viaggiatori.
Chimera e' solo uno degli esseri mostruosi generati da Tifone ed Echidna. Suoi fratelli furono Cerbero, cane infernale dalle tre teste, la famosa Idra uccisa da Eracle, e Ortro feroce cane a due teste guardiano delle mandrie del gigante Gerione.
Chimera e' la personificazione della Tempesta, la sua voce e' il tuono.
Molte e diverse sono le rappresentazioni iconografiche del mostro leggendario. Probabilmente ad Esiodo (Teogonia) si ispiro' l'artista che la raffiguro' a Cerveteri con tre teste frontali, le cui due laterali di leone e di drago e la centrale di capra. All'Iliade invece sembra ispirato l'artefice della Chimera di Arezzo, leone davanti, capra sul dorso e serpente dietro.
"Lion la testa, il petto capra, e drago la coda;
e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco ...
(Iliade, VI, 223-225 trad.V.Monti)
Chimera fu allevata dal re Amissodore e per lunghi anni terrorizzo' le coste dell' attuale Turchia, seminando distruzioni e pestilenze. Fu Bellerofonte, eroe da molti ritenuto figlio del dio Poseidone, a fermare le scorribande del mitico mostro. Con l'aiuto di Pegaso Bellerofonte riusci a sconfiggere Chimera con le sue stesse, terribili, armi, infatti "...non c'era freccia o lancia che avrebbe presto potuto ucciderla."Allora Bellerofonte immerse la punta del giavellotto nelle fauci della belva, il fuoco che ne usciva sciolse il piombo che uccise l'animale. Come gia' aveva fatto Perseo con Medusa, anche Bellerofonte abilmente seppe sconfiggere la creatura facendo si' che la sua forza si ritorcesse contro di lei.

La Chimera d'Arezzo:
Capolavoro in bronzo della scultura etrusca (V-IV sec.a.C.). Fu scoperta nel 1553 nelle campagne di Arezzo e restaurata da Benvenuto Cellini, fu conservata per un periodo in Palazzo Vecchio dove Cosimo I dei Medici la volle accanto al proprio trono, fu poi spostata nella villa medicea di Castello perche' la sua presenza in Palazzo Vecchio era ritenuta funesta. L'originale e' adesso conservato al Museo Archeologico di Firenze mentre sono visibili due copie bronzee leggermente piu' grandi, collocate nella prima meta' di questo secolo ad ornare le due fontane in piazza della Stazione ad Arezzo.

"Khimaira":
Chimera prende il nome dalla caratteristica che la diversifica dai genitori, la testa di capra infatti non trova riscontro ne' in Tifone ne' in Echidna e ne diviene cosi' tratto peculiare. "Infatti Chimera, in greco Khimaira, significa capra"
E "la capra e' ...il piu' selvatico tra i domestici e il piu' domestico tra gli animali selvatici." Ed e' in quest'ottica che si indicano tre significati simboleggiati da Chimera: il leone e' la forza, il calore e quindi l'estate; il serpente e' la terra, l'oscurita' e quindi l'inverno, la vecchiaia; la capra e' il passaggio, la transizione e quindi autunno e primavera. E sempre in quest'ottica si legge la dedica a Tinia, il mutevole Giove etrusco, iscritta sulla zampa anteriore destra della Chimera. "Non sia da meravigliarsi quindi che al sommo dio degli etruschi, principio cangiante di ogni cosa, venisse dedicata la multiaspetto velocissima Chimera".